Come ogni anno, si svolge a Eboli la manifestazione della “Giornata della memoria della Questione meridionale”L’evento è organizzato dalla Fondazione Luigi Gaeta nell’ambito dei concorsi dedicati a Carlo Levi e in sintonia con le prerogative riconosciute da quella sussidiarietà orizzontale sancita nell’art. 118 della Costituzione.
L’iniziativa è al suo secondo appuntamento ha ricevuto onori e riconoscimenti dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dalla Camera dei Deputati, dal Senato e i Patrocini del Consiglio dei Ministri e dal Ministero dell’Interno. L’evento nasce dalla constatazione che negli ultimi anni, la discussione culturale e politica sui divari territoriali di sviluppo e sulle prospettive di crescita del Sud registrano una forte e pericolosa involuzione. Si constata una notevole caduta d’interesse nello studio e negli approfondimenti tesi a comprendere le dinamiche economiche, sociali e politiche delle regioni del sud. Una discussione ed una serie di incontri ricchi di contributi qualificati e idonei a descrivere la realtà meridionale con le sue luci e le sue ombre.
La narrazione prevalente di tutto il Sud è sovente strumentalmente riducibile alla tragedia napoletana dei rifiuti Economisti del pensiero unico neoclassico fortemente svalutati dal fallimento delle politiche ispirate a queste teorie (fallimento dell’austerità espansiva che ha fatto crescere di 30 punti il rapporto debito pil in tre anni e generato una disoccupazione passata dal 6,5% del 2007 al 12,7% del corrente anno) ritrovano vigore e eco soprattutto su alcune testate nazionali unicamente quando argomentano sulla necessità di ridurre in modo radicale i trasferimenti nazionali e comunitari al Sud. Le vicende delittuose del Mo.Se, di Expo e gli abnormi indebitamenti di comuni del nord con al primo posto il Comune di Torino in termini di debito pro capite disvelano una realtà completamente diversa. Il teorema radicato nella pubblica opinione, in alcuni settori del mondo accademico e fra policy maker è che il sud riceve ingentissimi trasferimenti originati nel gettito fiscale delle regioni ricche e li sprecano. Noi eviteremo di ricostruire a confutazione di questo teorema attraverso una rappresentazione che parta dai fatti e non dagli stereotipi, dalle cifre e non dai pregiudizi e i sentiti dire. Alcuni riferimenti però è doveroso farli e per tutti in questo disimpegno che origina quasi 20 anni fa ma diventa preoccupante dal 2009. Da inizio crisi una cifra pari a 4 mld di euro di fonte Fas ha finanziato il Fondo Ammortizatori Sociali, altri 16,4 mld il Fondo infrastrutture e il Fondo sostegno dell’economia reale e ancora finanziamento spesa corrente società Tirrenia, Fs, Trenitalia, ricostruzione dell’Abruzzo, G8 Sardegna (poi svoltosi altrove), deficit comuni di Roma e Catania. Un totale di 23,6 mld di euro è stato dirottato dal Mezzogiorno ad altre finalità. Ma la Giornata della memoria non vuole stimolare autocommiserazioni e pelosi pietismi ma recuperare, attraverso inedita documentazione recuperata negli archivi di Stato accadimenti e letture che la storiografia ufficiale ha omesso di cercare, restituendo alla Storia del Mezzogiorno almeno l’onore di uno sforzo di oggettività che faccia perno sul principio di giustizia e interpreti i fatti con l’etica della responsabilità. La giornata inoltre, vuole suscitare una riflessione sugli indicatori economici e sociali e sul fallimento di un modello di sviluppo che ha scientemente e colpevolmente evitato di fare riferimento alle vocazioni del Mezzogiorno. In una fase socialmente tragica della storia dei paesi europei aderenti all’eurozona immersi in una crisi iniziata con i mutui sub prime, continuata con il crollo di Lehman e altre banche anglosassoni e trasferita all’intera Europa e in particolare ai paesi del sud dell’eurozona. La fine di questa crisi non s’intravede e con i vincoli di finanza pubblica (Fiscal Compact, Two Pack e Six Pack, che generano effetti devastanti soprattutto nel sud, relativamente all’Italia è necessario discutere di un modello di specializzazione che abbia come drivers l’agroalimentare, la creazione di una filiera intorno alle tecnologie di decarbonizzazione dell’economia, la logistica legata alla creazione della catena del valore collegata ai porti e alle colpevolmente abbandonate autostrade del mare delle reti Ten – T, la rigenerazione urbana, la diffusione dell’Ict, al riequilibrio di fatto nelle dotazioni infrastrutturali come risulta dagli Allegati Infrastrutture agli attuali Def (DPEF di prima). Ci appare compito doveroso e impellente. I drivers citati sono coerenti con la programmazione comunitaria e segnatamente col pacchetto Energia – Clima che l’UE ha approvato nel gennaio di quest’anno e con le tendenze globali intorno al fenomeno del land grabbing. Gli strumenti operativi dovranno essere a causa dei vincoli esterni di finanza pubblica necessariamente le risorse comunitarie congiunti a semplificazioni procedurali che ne accelerino l’iter coerentemente con le emergenze sociali ed economiche del Mezzogiorno. Anche quest’anno abbiamo cercato di rendere questi giorni sempre più poliedrici e abbracciare maggiore interesse da parte di chiunque abbia scelto di interessarsi alla questione che trattiamo
Tra le presenze in calendario per i convegni di quest’anno, spicca la presenza del Prof. Viesti . Una intervista – dialogo tenuta dal dott. Erasmo Venosi al Professore che ha la finalità di enucleare alcuni fatrti
di politica economica, che rendono sostanzialmente altamente improbabile un recupero del Sud, per i prossimi due decenni, a meno che non accadono fatti straordinari. L’assunto di base è che la scelta condivisa dei Governi italiani della politica della austerità espansiva consistente in comprensione dei consumi interni e degli investimenti pubblici, penalizza soprattutto il sud. Tale conclusione si fonda sul dato che i quattro quinti di Pil sono generati da consumo e solo un quinto da esportazioni. l netto di alcune produzioni di nicchia, risulta evidente che sul piano dell’export il sud è fortemente penalizzato a causa della bassa produttività dei fattori totali. Il secondo elemento da enucleare è che il fondo per la coesione e lo sviluppo è attivabile solo in presenza di finanziamenti dedicati nazionali. Infatti sia la normativa di disciplina dei fondi che l’art. 127 comma 4 della Costituzione sono chiari su tale aspetto. Tali chiarimenti sono necessari al fine di definire le traiettorie di sviluppo e di rilancio della economia del mezzogiorno che deve pun tare sulla valorizzazione delle innovazioni territoriali, sulla internazionalizzazione delle imprese utilizzando l’ICT e infine sulla rivendicazione di investimenti che colmano il gap infrastrutturale.
Il tema dell’incontro/intervista coodotta dal fisico Erasmo Venosi con il Prof Viesti : “ Il Mezzogiorno e le politiche della UE: esiate una soluzione alla crisi?” Altra presenza importante agli appuntamenti, è quella del Prof. Antonio Giordano intervistato da Pino Aprile (giornalista – scrittore)
Per la parte storiografica, gli interventi saranno a cura del prof, Gennaro De Crescenzo e del prof. Mattei dell’Istituto Orientale di Napoli
La Presidente
Rosarria
PROGRAMMA
Ore 10,00
Pino Aprioe: “Mai più terroni, Terroni “ndernescional”
Gennaro De Crescenzo – O Briganti o Emigranti
partecipano – Compagnia dei Cantori popolari
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Ore 18,30 Intervista/ dialogo
Pino Aprile con Antonio Giordano
“La Terra in nome del Padre”
Erasmo Venosi con Gianfranco Viesti
“Il Mezzogiorno e le politiche della UE: esiste una soluzione alla cri
Ore 21,00
DAMADAKA’: Musiche della tradizione
Degustazione frutti di stagione offerti da: TTERRA ORTI)